Guarda la Puntata del Podcast su YouTube

L'ho già detto e lo ripeterò finchè campo: il manga è un linguaggio che può facilmente oscurare tutti gli altri. È un medium eccezionale che supera sotto molti aspetti il cinema, gli anime, i videogiochi, i libri, e chi più ne ha più ne metta. Non sto parlando solo di capacità di intrattenere, ma anche della capacità che hanno di dare rifugio sicuro e di salvare la vita.

Ma perchè ora come ora vedo tante facce che si contraggono in spasmi di disappunto, tante mani che ribaltano tavoli e tante persone che balzano in piedi in preda alla furia cieca gridando "Eresiaaa" per quello che ho appena detto? Semplice, perchè ancora non vi ho spiegato perchè la penso così! E una frase come questa, senza spiegazioni e buttata lì, potrebbe sembrare un'affermazione di parte, che dico solo perchè in qualche modo ne traggo vantaggio. E allora via, che partiamo: questa supposta sarà dedicata ai motivi per cui il manga è superiore agli altri medium.

Ok, sono partito con una provocazione e il titolo di questa supposta è leggermente clickbait. Perchè diciamocelo, sto davvero parlando di stabilire in modo oggettivo la netta superiorità di un linguaggio di intrattenimento rispetto ad un altro? Suvvia! Non ci avrete mica creduto, a 'sta cazzata! In più, cosa siamo, bambini dell'asilo? "Il mio e meglio del tuo, gne gne!" Dal mio punto di vista personale, non c'è dubbio che il manga superi ogni altro sistema di intrattenimento, ma è un punto di vista che parte da una serie di botte emotive che la mia vita ha subìto da parte del manga (ma del fumetto in generale eh!), quindi io stesso la tratto per quello che è: un'opinione.

Tuttavia nei numerosi anni in cui mi sono dedicato alla tecnica del fumetto e a sviscerarne i segreti, sono arrivato ad alcune conclusioni interessanti a questo proposito, che ritengo piuttosto oggettive, e che vorrei condividere con voi. Questa illuminazione è arrivata grazie al fatto che mi sono trovato durante la mia carriera a impegnarmi in progetti molto diversi, che vanno dallo storyboard per animazione, alla stesura di romanzi, all'insegnamento di materie legate ai videogames e al cinema, ho perfino realizzato una bibbia (cioè un trattamento completo con tutte le sinossi degli episodi) per una serie televisiva (cosa non si fa per vivere) e ho avuto la possibilità di comparare questi linguaggi con il linguaggio fumetto, che è sempre stato il mio pane per più di vent'anni. E adesso vi tocca ascoltare le conclusioni a cui sono arrivato! Ma non vi preoccupate perchè la farò divertente.

Come?
Beh, organizziamo un bel versus! Già che siamo in tema manga, andiamo ad utillizzare delle parole che hanno una certa attinenza con la materia narrata. I versus sono manga che stanno ritagliandosi sempre più un pubblico vasto, tant'è vero che one, scrittore di one punch man, ha deciso di dedicare il titolo del suo nuovo manga proprio a questo genere particolare. In questo genere narrativo, che è un sottogenere dell'avventura/action, l'attenzione è posta su una serie di scontri eccezionali, di solito che avvengono in arene ben precise, in modo tale che il centro di tutti gli avvenimenti non siano altro che i contendenti, coloro che al momento stanno combattendo sotto i riflettori e davanti ad un pubblico ben preciso e presente nella scena. Un esempio per tutti è the record of ragnarok, manga in cui dei e umani si combattono in uno scontro uno contro uno, in un'arena spoglia e sotto gli occhi di una platea di umani e di dei.

Bene, oggi per organizzare questo scontro titanico fra manga e la qualsiasi, organizzerò questa supposta proprio così, come una serie di versus. I due contendenti si scambieranno una serie di colpi, e vi sembrerà a tratti che possa vincere l'uno piuttosto che l'altro, ma (spoiler) alla fine vince il nostro protagonista! Come in tutti i versus che si rispettino!

E iniziamo con il primo versus, che forse non vi aspettavate per nulla: manga vs videogiochi.

Forse non tutti sanno che una delle materie che insegno in NABA a Milano, Nuova Accademia di Belle Arti, è non-linear storytelling. Ai ragazzi del secondo anno di nuove tecnologie, fanciulli che finiranno per entrare nel mercato dei videogame e del cinema, come VFX artists o come designers, io insegno come raccontare storie in maniera non lineare, principalmente per i videogame. Ci sono strutture non lineari per quanto riguarda anche la narrazione più tradizionale, come i film, che in pratica vengono usate quando gli avvenimenti narrati non seguono un ordine cronologico. Per farla semplice ogni volta che vedete un flashback o un flashforward, la narrazione è considerata non lineare.

Per i videogiochi c'è un intero mondo di narrazioni non lineari: se avete mai giocato ad un videogame che non sia Wonderboy (se non sapete cos'è, non vi dico un cazzo e andatevelo a cercare e a giocare, anche) molto probabilmente avrete dovuto prendere delle scelte: davanti ad un bivio, un NPC, non-playable character, che vi chiede cosa volete fare se andare a destra o a sinistra… Benissimo, in quell'occasione avete fatto esperienza di una narrazione non lineare.

Eh sì, perchè ultimamente i videogames si sono messi in testa che devono raccontare una storia, anche se un gioco per essere interessante e divertire, non deve avere per forza una storia sotto! Questa è una delle cose su cui gli sviluppatori si sono proprio accaniti: vogliono a tutti i costi che ci sia una storia sotto il loro gioco. Ma un gioco non ne ha per niente bisogno: UNO, gioco di carte dalle bastardissime possibilità di interazione, non ha una storia sotto, eppure funziona ed è divertentissimo lo stesso! Ma no, nei videogiochi ormai sembra che si debba avere per forza una storia. Ed è comprensibile, perchè le case di sviluppo sono attente a tutte le cose che vanno nel nostro mondo e che sono accattivanti per il pubblico ed è innegabile quale sia la potenza delle storie sul genere umano. E però ci sono linguaggi che sono più adatti a raccontare storie e altri invece che sono meno adatti. I giochi sono sempre stati poco adatti a raccontarle. Perchè?

Per capirlo dobbiamo parlare di una cosa molto importante, nei videogiochi come nel manga: l'interazione. Cioè il meccanismo per cui il pubblico è chiamato ad agire direttamente, a fare cose, quando usufruisce di quel determinato tipo di entertainment. Cioè, non è che ti piazzi lì sul divano, a guardare passivamente un film o una puntata di anime, e basta. Lì puoi anche stare completamente immobile (anche se so che molti di voi invece iniziano a spippolare sul cell ad un certo punto, vero?), puoi stare immobile e giusto tenere gli occhi aperti e potrai magicamente usufruire dell'opera senza dover fare in sè una beata mazza. Giusto?

Bene, per il videogioco non è così. Sei chiamato ad agire all'interno del videogioco, altrimenti il gioco e la storia non procedono! E in questo, i puri e duri del gaming mi diranno che il videogioco è superiore al manga! C'è più interazione! Anzi a dirla tutta: dove sarebbe l'interazione nei manga?? E non avrebbero tutti i torti. Anzi, hanno proprio ragione! Ma non traete conclusioni affrettate, raga, perchè il fumetto ha da sempre una componente attiva, di interazione.

Nel dettaglio chiamiamo interazione il fatto che il pubblico deve interagire con qualcosa di fisico per permettere alla storia di procedere (interazione fisica), ma anche interagire con i neuroni della sua mente per dare un senso al processo (interazione psichica o mentale, se volete) e collegare le due interazioni in un'esperienza unica e coinvolgente.

Benissimo, se prendete in mano un manga, la storia non procede da sola! Dovete effettuare una piccola forse, ma fondamentale interazione per permettere alla storia di andare avanti: dovete sfogliare pagina. Sembra una cazzata, raga, ma non è così. Sfogliare una pagina è un'interazione che può sembrare banale, se comparata alle combo più arrotola dita che dovete fare in un videogame, ma questo non è un punto a sfavore del fumetto, ma un punto a favore. Diciamo che non bisogna essere particolarmente skillati per sfogliare delle pagine giusto? Riusciamo a farlo da quando abbiamo due anni! E questo apre l'interazione del fumetto al pubblico più vasto possibile. Lo sfogliare è sicuramente un elemento di interazione, l'abbiamo detto, e dei più semplici, pure!

Se giocate ad un videogame, la cosa che potete provare è un livello di difficoltà variabile nell'interazione. Ma non varia solo la difficoltà, per cui se siete delle seghe a manovrare il sistema di puntatore di uno sparatutto in prima persona (eccomi) potete migliorare se c'avete cazzi, altrimenti lascerete perdere. Difficile che si lasci perdere la lettura di un fumetto solo perchè l'interazione fisica è troppo complessa! Direi impossibile! Ma la faccenda dell'interazione è ancora più problematica per il videogame.

Perchè è innegabile che se come giocatore ho più libertà di interazione con il mondo del videogame, se con quel mio joypad posso fare tantissime cose, come per esempio in determinati open world, in cui posso fare tutto quello che voglio e andare dove voglio, o la storia è molto debole (perchè dal punto di vista della creazione è letteralmente impossibile pensare come developers a tutte le decisioni che un player può prendere, sono letteralmente infinite), oppure se c'è è affidata al giocatore. Più il giocatore è libero di prendere delle scelte più sarà lui a imbastire la storia a crearla con le sue stesse mani. E diciamocelo: la gente comune non è particolarmente brava a creare storie, anzi è una discreta ciofeca.

Ma giustamente! Che ne sa le gente che non ha studiato storytelling come si fa a rendere una storia accattivante! A parte il fatto che i developers sembrano convinti che non sia necessario studiare come si sviluppa e struttura una storia per poterla poi implementare nel proprio videogioco, ma questo è un altro paio di maniche, se una delle caratteristiche più accattivanti del videogame è l'estrema interazione, Houston abbiamo un problema!

L'estrema interazione fa sì che non siano più i professionisti ad occuparsi delle storie, ma che siano invece i giocatori a doverle costruire, con risultati che possono potenzialmente essere… pessimi.
Ora, la sto facendo semplice, perchè ci sono varie strutture che appartengono al gaming che sono diverse dall'open world, e che conducono lungo binari più sicuri per la storia, ma guarda un po' che succede? Che le interazioni e il controllo del giocatore… diminuiscono! Sono quasi forzati a prendere determinate decisioni, perchè altrimenti non c'è una strada prefissata e si torna nel reame dell'incertezza narrativa, in cui una scelta sbagliata ti può portare ad un finale… deludente.

Nei manga, questa possibilità non esiste. L'interazione del giropagina è poca, siamo daccordo, ma pensatela espansa. Io non solo sono libero di girare pagina, ma sono anche libero di decidere quando girare pagina! E sono persino libero di tornare indietro a rileggermi immediatamente quel paio di pagine prima così fighe. E quando finisco di leggere e chiudo il manga, se mi va, è questione di secondi per risfogliare le pagine e andare a ribeccare quella scena fichissima che mi ha colpito in faccia o che mi ha fatto provare emozioni spettacolari! Provate a farlo con un videogioco!

Il giro pagina è un meccanismo fantastico: ancora oggi se voglio trovare qualcosa nella maniera più veloce possibile, l'azione di sfogliare un libro è quella più immediata per reimmergersi nelle pagine che cercavamo. Non è così utile nemmeno la ricerca digitale. Mi è capitato un sacco di volte di non saper dove trovare una certa pagina e una certa scena di un manga, di cercarla su google o su un sito di scan e niente, morire che riesco a trovarla. Allora mi alzo, vinco la mia pigrizia, vado alla mia fichissima libreria, cerco il volume e in un attimo eccola lì, la scena, l'ho trovata.

Sfogliare è immediato, richiede pochissimo tempo e funziona. Sempre. E attenzione: sfogliare non funziona così bene come nel fumetto nemmeno per quanto riguarda i libri. Che è il nostro secondo versus.

I libri. Si, lo so che non leggete da quando alle medie vi hanno dato in mano un libro vecchio e bellissimo, che però avete trovato noiso solo perchè era la maestra a obbligarvi a leggerlo. E poi non avete più letto. Ma tentate di tornare con la mente ai momenti in cui leggere libri vi è capitato e chissà, qualche volta vi è pure piaciuto.

A me piace moltissimo leggere libri, ve lo dico. Ma siccome ho pochissimo tempo e devo in qualche modo distribuirlo dando delle priorità, i libri mi trovo a poterli leggere solo nei brevi periodi di vacanza. Ma grazie al cielo ancora lo faccio. Perchè i libri hanno una potenza immaginifica assurda.

Qualunque cosa io vado a rappresentare su un fumetto, io la sto definendo dal punto di vista visivo e estetico. Lo sto racchiudendo in una visione. Cosa che è indubbiamente un punto a favore del fumetto, perchè mi dà una potenza visiva che il libro non può avere, ma che non mi fa immaginare come potrà essere quel mondo, perchè… diamine lo sto guardando! Il mangaka me lo sta facendo vedere con notevole chiarezza, e la mia mente non è libera di immaginare e di trasformare in immagini vere e proprie le parole che sta leggendo. Il grado di interazione, nei libri, sebbene diverso da quello fisico che hai nei videogames, è mentale ed è molto alto! Superiore a quello del fumetto, direi.

Che è un bene, ma anche un male, per chi di immaginazione ne ha poca. Poi possiamo discutere che probabilmente di immaginazione ne ha poca proprio perché non ha letto. Però un serio problema del libro è che manca totalmente dell'apparato estetico. Il problema vero del libro è la monotonia del primo impatto. È una frizione, perchè apri un libro e quello che vedi (ancor prima di leggere) è sempre la stessa cosa: pagine scritte una dietro l'altra, virtualmente identiche se non per il contenuto. Devi leggerle per capire quali mondi ci si celano dietro! Se non riesci a superare quel primo scoglio di leggere, il libro è una serie di pagine uguali, identiche nell'aspetto. Poco accattivanti, per essere un sistema di intrattenimento.

Perchè manca la parte visuale, che è importante e non va sottovalutata, se si parla appunto di enterteinment: siamo in un mondo visivo da parecchi decenni, ormai. La parte dell'impatto visivo è fondamentale, perchè la vista è uno dei sensi più attivi e naturali che esistano. Ci viene naturale guardare tutto quello che ci circonda, almeno finchè abbiamo gli occhi aperti, quindi ammirare quello che viene assorbito dai nostri occhi come visivamente appagante. E hai voglia fare copertine di libri fighe, non basta certo quello!

Non solo, un altro problema del libro è l'approccio alla scelta personale: come cacchio faccio a scegliere un libro? Ho pochissime possibilità di farlo al volo, perchè mi baso su cosa? Sulla cover? Sulla quarta di copertina e quelle quattro parole che di solito sono "Vincitore del cicciopasticcio concorso" oppure "Best seller da un milione di copie" che lasciano un po' il tempo che trovano? Oppure ancora: mi baso su una lettura interna? Ma da dove inizio, dall'inizio oppure prendo una pagina random?

Insomma, il metodo d'approccio se stai cercando un libro che ti piace è tutt'altro che semplice e spesso cosa fai? Ti affidi ad un tuo amico che sai ha gusti simili, spesso peraltro prendendolo in culo, perchè quella volta il tuo amico ha avusto un gusto decisamente di merda. Il fumetto, in questo è nettamente superiore, in quanto ho molte possibilità di vagliare le qualità del manga prima di comprarlo. Leggere è più veloce, se riesco a leggere l'incipit e mi piace, ok, lo compro. Se lo stile di disegno è nelle mie corde, ecco che ho un'altra caratteristica da valutare. Se l'impatto delle pagine è più libero o più ordinato, ecco un altra caratteristica estetica che mi può condurre nella scelta.

Per il versus libri/fumetti la conclusione è che come medium di intrattenimento puro, il fumetto è di gran lunga più accattivante. E non è nemmeno vero che i contenuti siano meno interessanti o profondi, basta prendere in mano un manga di Oshimi per capire per esempio il grado di profondità psicologica che una storia a fumetti è in grado di convogliare.

Peraltro, per quanto riguarda il potere immaginifico, è vero che il libro ha un potere immaginifico superiore, cioè lascia più liberi di creare immagini nella mente basandoci sulle parole, ma è anche vero che il grado di sottotesto può essere limitato o inferiore a quello del fumetto. Il manga ha dalla sua la potenza dell'inespresso che giace in quella piccola ma fondamentale separazione fra una vignetta e l'altra. La closure, di cui abbiamo già parlato più volte nelle supposte, è il luogo in cui la mente del lettore viene messa alla prova, nonchè un altro momento di interattività con la pagina disegnata.

Questa volta l'interattività è mentale, ecco perchè ho aspettato di parlare di libri per descrivervela. Stiamo parlando del meccanismo fondande i fumetti, il meccanismo della closure. Un meccanismo per cui da una serie di parti, la mente umana riesce a ricavare l'intero. È un meccanismo comune, voi adesso se mi state sentendo, immaginate che ci sia una persona che sta dicendo queste parole, giusto? Avete una sola parte, la mia voce, ma presupponete che ci sia un resto, l'intero mio corpo. Per quelli che mi guardano su youtube è ancora più evidente. Voi vedete un mio mezzobusto ma la vostra mente non strippa dicendo: "Ahhh, un mezz'uomo!", no, semplicemente immagina che sotto questo tavolo della scrivania io abbia una seconda parte del corpo, gambe piedi e tutto il resto. Questo è il meccanismo della closure.

E questo è il meccanismo fichissimo che mettete in atto nella vostra testa quando collegate una vignetta all'altra e indovinate un po'? In quello spazio vuoto mettete esattamente quello che volete voi, a livello inconscio. Sviluppate un'immaginazione che collega i punti, una caratteristica che per esempio altri media statici come gli anime e i film non vi permettono di fare.

Ma prima di parlare del versus più in voga di tutti, concludo il discorso sui libri: la closure è il momento in cui il potere immaginifico della vostra mente si sviluppa. Quindi non è vero che il manga e il fumetto mancano del tutto di potere immaginifico, perchè a tutti gli effetti, anche se non devo costruirmi un immagine mentale per ogni cosa che leggo a parole, come in un libro, ecco che devo per forza costruirmi un collegamento fra le immagini. La closure è un meccanismo che per lo più viene spontaneo, ma che necessita comunque di un qualche sforzo. E questo è il bello e il brutto del fumetto!Perchè questo grado di interattività mentale può essere troppo, per molti, a causa del grado di sforzo che siamo abituati a compiere quando usufruiamo di intrattenimento. Il massimo che ormai facciamo per intrattenerci è scrollare su una serie infinita di reel. La mente è praticamente spenta quando bingiamo su tic toc! Ovvio che il fumetto e il manga siano ad un livello più alto di "Agency", come dicono gli inglesi.

Cioè io devo per forza dare di più, devo essere più attivo quando sfoglio un fumetto, la mia mente deve svolgere a tutti gli effetti un'attività reale. Non sto fissando e basta, non sto assorbendo e basta! Ed è per questo che lo sforzo mentale del leggere fumetti è paragonabile, anche se diverso, allo sforzo immaginifico del lettore di libri. Può esser vero che chi legge libri deve far funzionare di più la testa, ma non ritengo che la differenza sia così elevata.

C'è una distinzione da fare: per la propria forma mentis, per la propria crescita come esseri umani, per l'elasticità del proprio cervello e dei suoi ragionamenti, per le cose che si possono imparare, leggere libri è il massimo. Ma se mettiamo libri e manga sullo stesso livello come sistemi di intrattenimento, il grado di facilità di usufruire di manga e fumetti li fa vincere su tutta la linea, garantendo però allo stesso momento di non essere un linguaggio passivo, che si subisce e basta, ma che forza la mente a svolgere un'attività utilissima: quella della closure, sviluppare collegamenti.

E ancora attenzione! L'interazione mentale del collegamento è qualcosa che può esistere nei videogames, ma è relegata ad una parte non fondamentale del gameplay, cioè non è parte integrante di quello che definirei il cuore dei videogiochi: queta parte terrificante è la lore.

La lore è l'insieme delle informazioni di carattere enciclopedico (quindi cominciamo a renderci conto che si tratta di roba pallosa, raga, estremamente pallosa!), che riguardano il mondo finzionale in cui si svolge una vicenda narrata, in videogiochi, film o serie televisive, fumetti e graphic novel ma anche romanzi e racconti. Nella lore si sviluppano collegamenti, è vero, ma sono occasionali e forzati, cioè da appassionato della lore ti devi sforzare di trovare dei collegamenti, tant'è vero che i maestri enciclopedici della lore, cosa fanno? Sviluppano collegamenti a caso, il più delle volte basandosi su questioni di lana caprina, che talvolta manco esistono!

Sapete da dove arriva il detto questioni di lana caprina? Vuol dire questioni che nascono a causa di argomenti futili. La frase è stata inventata dall’autore latino Orazio e si parla del primo secolo A.C., con riferimento a quelle persone, che a quanto pare ci sono sempre state, che vogliono affermarsi e prevalere sugli altri a tutti i costi e scontrarsi su ogni cosa, anche la più futile. Ma perchè?

Beh, torniamo ai nostri bisogni psicologici: al fine di soddisfare il loro ego: il bisogno di sentirsi unici e speciali. "Sono io che ho beccato quel collegamento, hai visto? Avevo ragione!"
E ci credo, hai passato il tempo a svilupparli tutti, i possibili e impossibili collegamenti, chiaro che uno di loro poteva essere quello giusto! Questa tipologia di meccanismo legato alla lore e ai videogame o in generale ai sistemi di intrattenimento più confusionari (e che sono confusionari perchè hanno scoperto che è meglio essere confusionari e far parlare la gente per ore di questioni lasciate in sospeso apposta) è forzato e non è paragonabile al meccanismo fluido e inconscio della closure, che sviluppa percorsi mentali ad ogni vignetta e quindi decine e decine di volte all'interno di un singolo tankobon.

È un allenamento che mantiene la mente attiva e fresca, e che si contrappone invece all'estrema passività di un altro medium di cui parliamo adesso.

Gli anime, l'animazione e in generale l'intrattenimento audio visivo.
Mi sono spesso interrogato su alcune evidenze nel mercato dell'intrattenimento, giapponese ma non solo, anche e ormai internazionali. La prima evidenza è quella di cui vi parlavo nella supposta sul collezionismo e la rovina del mercato: il fumetto e il manga non sono nemmeno più un mercato. Fanno talmente pochi soldi che non possono essere considerati un mercato fiorente perchè di fiorente non hanno niente, dagli anni 90 in poi. Piuttosto è un mercato in via di sfioritura. Fatti e dati alla mano.

A livello di diffusione e di soldi che girano nel mercato, i manga non sono nemmeno paragonabili, per esempio, agli anime. Per fare un episodio pilota di un anime ci vogliono 200.000€ circa, questi erano i dati quando mi informai già parecchi anni fa, quindi potrebbero essere cambiati ma non penso diminuiti. Per fare un singolo tankobon, invece, ci vogliono 10.000€ di stampa, 20.000€ di autore… e basta. Sto parlando soltanto dei costi puri della produzione. La differenza vi dice già quale sarà il mercato che guadagnerà di più, giusto? Perchè per ogni spesa, voi dovete immaginare che il produttore ci guadagna almeno il triplo. E questo mi ha sempre fatto pensare.

Eh sì, perchè la realtà e che gli ultimi anime che ho visto non mi hanno intrattenuto per niente. E mi sono chiesto, perchè? Ci sono varie possibilità, per esempio ho scelto l'anime sbagliato, il genere non adatto a me, anche se un errore del genere non lo facevo dagli anni 2000 (cioè, riesco abbastanza a capire se un anime fa al caso mio, perchè già dal poster promozionale i giapponesi riescono a renderlo parecchio evidente, genere e target), ma comunque, poteva essere quello. Poteva essere che stavo guardando l'anime di un manga che avevo già letto e quindi mi annoiavo per quello. Poteva essere la scarsa qualità delle animazioni, boh!

Forse era il caso di interrogarsi più a fondo sulle motivazioni per cui non ero più interessato agli anime come lo ero un tempo, di capire quali erano i punti deboli che mi impedivano di divertirmi guardando un episodio di un anime a caso. Oppure semplicemente perchè non mi venisse più voglia di guardarne uno, anche se gli amici mi dicevano "Nooo, ma guardalo è stupendoooo!"

Analizziamo la fruizione da un punto di vista puramente tecnico.Perchè qui so già che non basterà un'analisi parziale, dovrò andare a fondo per convinvervi dei punti deboli degli anime rispetto ai manga! È come vi ho detto: i fan degli anime sono di gran lunga superiori a quelli dei manga, tant'è vero che ci sono persone che non leggono manga, ma che invece si sparano anime su anime come se non ci fosse un domani. Quelle, devo convincere.

Dal punto di vista tecnico, ci sono particolarità degli anime che sono estremamente più accattivanti rispetto al manga. Due esempi facili facili? Il colore e il suono. Il colore è una particolarità esclusiva degli anime, essendo i manga in bianco e nero, e il colore è considerato uno dei major points per cui l'anime dà qualcosa che il manga non dà. La potenza del colore sembra essere inarrestabile, ma allora perchè il manga continua ad essere in bianco e nero ed uscire così, quando ormai le tecniche e le tecnologie per avere manga a colori sono disponibili sul mercato ormai da decenni? Guardate il mercato americano, che fa ballare l'occhio sempre quando si tratta di nuove tendenze del mercato! Appena ha visto la potenza del colore su un pubblico generalista che ha fatto? Bam, tutti i comics a colori! Non ha nemmeno considerato, se non per i comics di nicchia, la possibilità di realizzare cose in bianco e nero. E invece il manga continua imperterrito. Perchè?

Beh, una prima ragione è puramente economica: nell'economia del mercato del manga, realizzare stampe in bianco e nero costa infinitamente di più che realizzare fumetti a colori. E pur tuttavia questa ragione non è sufficiente! È vero, il mercato è sempre stato orginazzato in questa maniera, il retino (che è un ulteriore modo di risparmiare sulle stampe) è diventato una caratteristica di stile, che distingue il manga da altre produzioni, tutto vero e tutto legato alla tradizione, che è così importante per i giapponesi. Ma il profitto è altrettanto importante. E se i giapponesi avessero visto che la realizzazione di albi a colori avrebbe fatto impennare le vendite e guadagnare di più alle case editrici, pensate che non l'avrebbero fatto alla velocità della luce? Oh sì, che l'avrebbero fatto. La tradizione non regge il progresso e le regole di mercato. E allora? Perchè i manga continuano ad essere pubblicati in bianco e nero ancora oggi?

La risposta mi è arrivata da un corso di un mio collega insegnante di accademia. La materia che insegnava era percezione visiva, una materia molto interessante che studiava esattamente la fisica dell'occhio, cioè come è fatto, e sviluppava un collegamento con le cose che al nostro occhio saltano più all'occhio, scusate il giro di parole.

Quando guardiamo un'immagine, cosa ci colpisce di più? E a questa domanda gli amanti del colore risponderanno: il colore, senza ombra di dubbio. E invece col cazzo! La prima cosa in assoluto che colpisce i recettori che sono presenti nel nostro occhio non è la varietà del colore, ossia la tinta o la saturazione di quel colore piuttosto di un altro. Il nostro occhio percepisce come prima cosa la differenza di tono fra una parte e l'altra dell'immagine: cioè il bianco e nero, il chiaroscuro.

Quindi è a tutti gli effetti errato dire che il colore, inteso come tinta, è la cosa che colpisce di più quando guardiamo una qualsiasi cosa. La nostra anatomia, il modo in cui siamo fatti, i nostri stessi occhi ci dicono il contrario.

L'altra caratteristica di unicità dell'anime è il suono.
Poco da dire, sentiamo i suoni, gli effetti sonori, le musiche, all'interno di un audiovisivo, mentre nel manga… nel manga… è proprio vero che non sentiamo nulla? Beh, l'eccezionalità del manga è il fatto che l'interattività mentale si sviluppi attraverso il "metatesto", quella cosa che non viene detta, non viene fatta vedere, non viene fatta sentire. È la vera e propria potenza della mancanza. E come è possibile che la mancanza di suono, così come abbiamo appena detto, sia una potenza? Cioè, c'è poco da fare, il suono non si sente, la musica non si sente. Eppure negli anime dà così tanto la musica! Permette alle emozioni letterlamente di esplodere! Quante volte ci siamo commossi all'interno di un anime solo e soltanto per come la musica accompagnava le immagini?

E però… ora che ci penso io mi sono commosso anche quando ho letto le pagine mute di Blue Giant, oppure le pagine in cui il protagonista di Bugie di Aprile suonava il piano, mi sono commosso in tutti i manga in cui c'era la musica. Come è possibile, visto che di musica durante la lettura io non ne ho proprio sentita mezza?
Deve avere a che fare con questa potenza della mancanza, dell'assenza.

La cosa interessante è che in effetti il suono è presente all'interno del manga! Solo, non lo percepiamo con le orecchie! Lo percepiamo con la vista e con la closure. Ancora una volta questa closure! Questa potenza del collegamento neurale! Ma in cosa consiste in questo caso? Semplice: colleghiamo l'onomatopea (che è la rappresentazione grafica del suono) con l'immagine a cui quella onomatopea è correlata all'interno della tavola manga.

Il collegamento ci permette di fare un salto sensoriale pazzesco, perchè sentiamo quel suono nella nostra testa e non lo limitiamo al suono che l'autore della colonna sonora ha deciso di farci sentire. Per quanto bello possa essere, quel suono, per quanto tempo il sound designer abbia voluto dedicarci tempo e sforzo, e sia venuto alla fine una gran figata… il suono è quello. Non possiamo immaginarcene altri. E ad alcuni potrà piacere, ad altri no. Ma se invece di "chiudere" il suono in uno solo, definito dalle vibrazioni che giungono al nostro padiglione auricolare, noi non abbiamo un input che stimola l'udito, ma che invece simula il suono tramite un altro senso, la vista, che succede?

Succede che allora possiamo immaginarci il suono più bello che possiamo. Personalizzazione infinita. Possiamo immaginarci addirittura un suono che non esiste, come il suono del silenzio, che è presente all'interno delle tavole manga! L'onomatopea, a livello visivo e a livello sensoriale, nel fumetto e in modo particolarissimo nel manga, non ha rivali a livello di engagement, a livello di cattura del pubblico.

Certo, sempre se il pubblico è disposto a fare un collegamento così assurdo. Perchè per alcuni rimane proprio quello, un collegamento assurdo! Perchè mai dovrei sentire dei suoi attraverso la vista, visto che ho due orecchie?? Meglio sentire suoni e musiche con quelle, no? Ehhh, come dare torto.

È come con il colore. Sono due cose che sono indubbiamente esaltanti, ma di cui voglio farvi vedere i limiti per quanto riguarda il racconto delle storie. Il suono, ingaggiando l'udito oltre la vista (negli anime) dà un'esperienza che ad alcuni potrebbe sembrare più completa, ma tuttavia risulta più passiva. La completezza e l'immersione si possono discutere: è più immersivo assistere passivamente ad input visivi e sonori che ti bombardano senza che tu possa deciderne il ritmo, altra cosa di cui parliamo proprio adesso, oppure è più immersivo girare pagina, sviluppare collegamenti mentali e trasformare immagini in suoni e movimenti?

Non è un caso che il flow, quindi l'immersione diretta in un mondo fittizio da cui non riusciamo a staccarci, sia più frequente quando si legge qualcosa (o quando si gioca nel caso di un videogame) di quando si guarda passivamente qualcosa. Prima di tutto per una mera questione di interazione. Se è assente, questo inciderà non poco. Persino quando scrolliamo il cell abbiamo una breve e intensa interazione: lo scroll, appunto.

Ma, per dire una cosa banale, per un semplicissimo motivo: quando finiamo di guardare qualcosa siamo automaticamente fuori dal flow. Bam, punto, episodio finito. Che facciamo? Ce lo riguardiamo dall'inizio? Comprese le parti meno belle? Se no cosa, andiamo a cercarci le parti più belle, andando avanti e indietro sulla barra di cruhcyroll? Ma io riapro il mio tankobon e in due secondi sono già lì, non sono nemmeno uscito dalla narrazione, tanto poco tempo è passato! Tu sei ancora li a scrollare e cercare e io grazie al meccanismo dello sfoglia pagina mi son già rituffato dove volevo tuffarmi, esattamente in quel punto.

In ultimo non c'è da sottovalutare una differenza estremamente importante fra manga e anime. Il ritmo.
L'ho già detto prima, lo sfoglia pagina è adattabile e immediato, come meccanismo, ti permette di andare al rallentatore quando vuoi, ti permette di usufruire di quella storia esattamente come vuoi, seguendo i tuoi desideri ritmici. Vuoi andare con calma? Hai tutta la calma del mondo! Vuoi rushare per vedere il finale? Puoi farlo! Vuoi appunto tornare indietro di un paio di pagine? Fallo, che problema c'è.

Stai agendo, stai facendo qualcosa. Invece se fai qualcosa (qualsiasi cosa) guardando un anime, ti stai semplicemente distraendo, stai uscendo dalla storia. L'unica cosa che devi fare e che puoi fare è subire il ritmo che i narratori hanno deciso per te. E minchia se a volte volevo uccidere i narratori per queste questioni di ritmo!

Mi ricordo ancora certi pistolotti terrificanti in Attack on Titan oppure Hellsing, episodi che sembravano non finire mai, ma cazzo è mai possibile che non si sia accorto lo sceneggiatore che qui sta rompendo i coglioni fortissimo??

Ecco, questi problemi però leggendo Attack on Titan o Hellsing io mica li ho percepiti. Perchè ero in grado di procedere seguendo il mio ritmo, e perchè gestire il ritmo quando si sfoglia un fumetto è davvero, davvero facile. Niente a che vedere col comandare una barra di streaming, insomma. Anche perchè se lo fai, se ti metti a spippolare sulla barrra dello streaming è per un solo unico motivo, diciamocelo: vuoi mettere a 2x perchè ti stai rompendo i coglioni. Nessun altro motivo. E ditemi che non l'avete mai fatto.

L'unico linguaggio più o meno paragonabile (in termini di flessibilità del ritmo) al fumetto e al manga è il libro, ma l'accessibilità è limitata dal fatto che non siano immediati, bensì necessino di tempo per permetterci di entrare nella storia. Il videogame, per esempio risente moltissimo dei problemi di ritmo, perchè sono legati alle skill e al modo di procedere (che spesso è erratico, estremamente randomico) dei giocatori.

Se sono una pippa ai souls-like, il mio ritmo di gioco è molto lento, perchè rifarò 100 volte lo stesso boss prima di progredire. Se invece sono il dio delle combo e delle parate, potrei addirittura trovare il gioco troppo facile. E non dipende solo dalle skills ma anche dalle preferenze di gioco dei giocatori! Come faccio io sviluppatore a trovare un ritmo che vada bene per tutti? È un'impresa ardua, se non impossibile. Qualcuno rimarrà scontento, questo lo si può già mettere in conto.

Ma negli anime questa faccenda del ritmo raggiunge vette di pallosità estreme, che a volte impediscono del tutto la visione. È il linguaggio stesso degli anime, che è così per tradizione e per esigenze di produzione, che prevede fermi immagine ripetuti, per esempio, o che non può permettersi un framerate animato troppo elevato, pena lunghi tempi di produzione e lavoro mastodontico da parte di tutti gli animatori, che fra l'altro nella maggior parte delle volte deve adattare invece che inventare, quindi deve riuscire a cogliere l'essenza di altri media come il manga o la light novel, non tradirla e allo stesso tempo infilarsi in un linguaggio molto diverso… o che fa uso di CGI a basso prezzo rendendo poco credibili espressioni e movimenti dei personaggi…

Il ritmo è troppo lento, oppure addirittura troppo veloce!

Negli anime moderni, la spettacolarità ormai è raggiunta attraverso la velocità delle animazioni! Pensate a case produttrici come Bones, Trigger, Mappa… animazioni quasi sincopate, in cui la mancanza di frame di passaggio fa sì che l'azione sembri ancora più frenetica. Il che è molto spettacolare sul momento, ma scorre alla velocità del fulmine.

Una differenza di ritmo che non è controllabile dal pubblico, mentre nel manga il movimento, il dinamismo e la plasticità dei movimenti è esperienziabile in full, possiamo davvero utilizzare la closure per collegare vignette successive e comporre un movimento anche complesso, con la velocità che vogliamo noi e soprattutto senza perdere la visione del momento cool, quel fermo immagine impossibile da fare nella visione di un anime, ma invece così facile da fissare nella mente per un manga. È quella l'immagine più fica che ci possa essere per quel movimento, e non devo cercarla spulciando frame, perchè l'autore è stato così gentile da piazzarmela davanti con dovizia di particolari, proprio lì, in quella pagina che torno a sfogliare ogni due per tre, che tanto non ci metto un cazzo.

Insomma vorrei chiuderla qui per oggi.
Tre versus mi sembrano sufficienti, ma sono pronto ad accettare tutte le sfide che mi proporrete, anzi: è il manga che è pronto ad accettarle! E dovete ammettere che persino negli scontri in cui sembrava di assistere a Davide contro Golia, il manga ha saputo difendersi niente male! Con quel mantra dello sfoglia pagina che ci conduce tramite l'interazione fisica all'interno della storia, e con quel processo mentale della closure che ci permette di creare movimenti, suoni, emozioni nella nostra testa, io direi che non parte per niente in svantaggio, anzi!

Eppure vengono preferiti senza ombra di dubbio altri sistemi di intrattenimento, altri linguaggi, anche se presentano tutti degli squilibri che invece nel manga non ci sono. Perchè?

Questa è la domanda definitiva e penso abbia a che fare con quanto vogliamo essere imboccati nell'entertainment moderno, quanto vogliamo trovare la pappa pronta e semplicemente abbandonarci alla fruizione senza pensare troppo a quello che stiamo vedendo, o magari persino pensando ad altro!
Essendo risucchiati da una sola cosa: l'assenza di pensiero.

L'assenza di cose che ci facciano spremere una goccia di cellule cerebrali, che forzino la nostra mente a creare collegamenti troppo impegnativi. Siamo abituati a rimanere sempre sulla superficie, perchè andare più a fondo crea problemi, inutili, riteniamo. Crea momenti in cui siamo costretti a guardarci dentro e quello che vediamo non ci piace poi tanto...

Scrolliamo e binge-watchiamo, senza darci il tempo, o l'occasione, di realizzare collegamenti fra le cose, come invece siamo chiamati a fare all'interno di un manga.

Ma nessuno riesce a rimanere indifferente alla prospettiva che il manga riesce a regalare, se ne fa esperienza di lettura. Chi lo legge, il manga, non ne esce uguale a quando ne è entrato.
Ed è per questo esatto motivo che il manga si sta ergendo come grande linguaggio nell'entertainment mondiale.

State scrollando instagram, o peggio facebook, o peggio ancora tictoc?
State guardando una delle cento inutili serie anime su Crunchyroll?

Smettete subito e prendente in mano un buon manga.
Vi scoprirete più reattivi nel fare collegamenti, capire cose, immaginare mondi.

Perchè chi è l'uomo se non un essere che crea, pensa e trasforma il mondo che ha attorno?